In meccanica, è definita “inerzia” la proprietà di un
corpo che determina la resistenza alle variazioni dello stato di moto. È
disciplinata dal primo principio della dinamica, dove si afferma che ogni corpo
permane nello stato di quiete o di moto rettilineo uniforme solo se non
interviene una forza esterna a modificare tale stato. Il principio di inerzia
fu scoperto da Galileo Galilei ma il merito di averlo enunciato spetta a Isaac
Newton.
Questa premessa era
indispensabile perché enunciassi a mia volta un dato di fatto. Moltissime,
troppe persone vivono in uno stato sospensivo e vanno avanti per forza d’inerzia.
In sostanza, si muovono nella vita come un’automobile cui venga spento il
motore e che continui a procedere, ma sempre più lentamente finché non si ferma.
Per essere più chiari, tanti esseri umani vanno avanti per abitudine o dovere,
senza uno scopo, in totale disarmo. Sono anime sofferenti, in balia del vento,
afflitte dal “cosciente starsene a braccia conserte”, per citare Dostoevskij.
Conosco decine di persone che soffrono di questo malessere che chiamo sindrome del torpore. Sono stanche,
disilluse, scoraggiate e confuse. Stagnano in un limbo pervaso di amarezza,
disincanto e ignavia. Si lamentano continuamente e si chiudono a riccio. I più
sono così scoglionati che smettono di lottare, si arrendono, ma tanti
vorrebbero reagire, cambiare lo status quo, modificare l’inerzia delle cose. Ne
parlo con la comprensione che queste persone meritano, poiché generalmente non
hanno scelto la condizione esistenziale in cui si trovano. Ci sono cadute per
una serie di ragioni che dipendono solo in parte dalla propria volontà. Il
destino, o se preferite il karma, rende facili le cose più difficili ad alcuni
ma fa sì che anche le più facili siano impossibili per altri.
Spesso raccolgo
le lamentale e insieme le aspettative di chi guarda al futuro come se avesse di
fronte una muraglia di nebbia. Si chiede e mi chiede cosa ci attende. Spera che
l’inerzia cambi. In realtà, è il loro atteggiamento che deve cambiare.
Confondono l’inazione generica con il Wu
wei del taoismo, che è tutt’altra cosa. Il precetto orientale, infatti,
concerne la consapevolezza di quando agire e quando rinunciare all’azione.
Racchiude il segreto per il mantenimento dell’equilibrio che consente a un
essere umano di affrontare la vita serenamente o comunque limitando i danni.
Questo segreto è noto: bisogna essere come l’acqua, occorre fluire. Si tratta
di una ricetta semplice ma non facile da applicare e va da sé che è il rimedio
ideale all’inerzia che ci blocca. È una medicina gratuita contro la sindrome
del torpore. Ma come possiamo scorrere alla maniera dell’acqua, che non conosce
ostacoli? Dobbiamo abbandonarci docilmente al flusso della vita, impedire ai
nostri pensieri di farci spiaggiare come una balena che ha perso
l’orientamento, confidando nel fatto che l’energia sta cambiando e ci porterà dove scorrono le correnti.
Secondo i maestri spirituali più evoluti, è in corso un cambiamento della
griglia energetica del pianeta che porterà a trasformazioni epocali. Questo
cambiamento è stato annunciando qualche anno fa ed è in atto. Ma come tutti i
cambiamenti non avviene in un nanosecondo né tiene conto dei calendari o delle
nostre sollecitazioni. Siamo nella fase di stallo che precede l’inizio reale di
un nuovo corso. Siamo impazienti e spaesati. Se ci guardiamo attorno, ci
facciamo prendere dallo sconforto perché nulla funziona come dovrebbe. I più
sfortunati vedono solo un buio pesto che in confronto le gallerie autostradali sembrano
centri commerciali. Le disfunzioni sono senza limite. Non abbiamo più fiducia
nella politica e nei suoi rappresentanti, non crediamo più alle menzogne che ci
raccontano i giornali e le televisioni, abbiamo preso le distanze dalle religioni,
diffidiamo di una società che è diventata cinica, egoista e ingiusta,
fatichiamo a sbarcare il lunario, assistiamo alla frantumazione della famiglia
e dei valori morali, subiamo in silenzio la trasformazione del nostro mondo che
non riconosciamo più. Potrei andare avanti all’infinito. In fondo, visti i
presupposti è quasi normale e legittimo procedere per inerzia, senza
programmare, costruire, scommettere su un futuro che appare nebuloso. Tuttavia,
non dobbiamo disperare. La ragione per avere fiducia nel domani è che il peggio
è passato. La fine del tunnel non è lontana. La nuova energia ha già iniziato
il suo lavoro e presto ne vedremo i frutti. Sta crescendo una nuova
consapevolezza, si fa strada una coscienza diversa che abbatterà i vecchi schemi,
in ogni campo umano. Penso, ad esempio, alla crescita inarrestabile del numero
di vegetariani e vegani o alla nuova sensibilità verso l’ambiente. Bisogna avere fiducia e pazienza. Sono
convinto che nei prossimi tempi assisteremo a grandi cambiamenti, saremo
spettatori di avvenimenti inimmaginabili e vedremo diffondersi nuovi paradigmi.
Alcuni anni fa, l’umanità sembrava destinata a finire nel baratro e qualcuno
scommette ancora oggi sull’apocalisse. Sorrido di questa paura che fa parte
della vecchia energia. Sorrido al pensiero che non ci sarà la terza guerra
mondiale, tuttavia il sistema economico-finanziario mondiale subirà
un’implosione e anche la vecchia politica avrà un tracollo. Sorrido perché i
bambini di oggi saranno adulti migliori di come siamo noi e si diffonderà un
nuovo umanesimo, figlio di una spiritualità più matura. Credo veramente a
quello che scrivo, non voglio convincermi di ciò o consolare chi è stanco di
aspettare e scalpita, chi vorrebbe rimettersi in moto sapendo che la stasi è
controproducente. So che qualcuno aspetta con ansia il ritorno di Gesù o lo
sbarco degli extraterrestri. Altri confidano nella rivoluzione o, più
semplicemente, nelle prossime elezioni politiche. Non illudetevi. Piuttosto,
schiodatevi. Uscite dal torpore in cui siete immersi. Rinunciate all’inerzia
protettiva e andate incontro al nuovo che avanza. Uscite. Agite. Siate promotori
della nuova energia. Cercate di fluire con leggerezza, come l’acqua di un
ruscello verso il mare.
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